Autrice: Alessia Guarnaccia

E’ ormai consapevolezza diffusa quanto il sistema finanziario si stia innovando con l’avvento della digitalizzazione e, in particolare, di tecnologie DLT (Distributed Ledger Technology) come la blockchain. Tecnologie queste, che hanno consentito di mettere in discussione fattori ritenuti per secoli centrali nel sistema stesso, come l’intermediazione di terze parti e il modo di gestire la fiducia tra chi vende e chi acquista oltre che nella validità del mezzo di pagamento utilizzato. Innovazioni da cui stanno emergendo nuove soluzioni che moltiplicano opportunità, strumenti e significati.

Il progresso tecnologico ha permesso, nel tempo, uno sviluppo sempre più accelerato sia di strumenti di pagamento sia di asset finanziari. Oltre ai pagamenti tramite banca (bonifici, pagamenti con carte di credito o debito), un importante esempio è il mezzo di pagamento alternativo al denaro contante definito moneta elettronica (e-money, “forma di valuta che viene archiviata elettronicamente in dispositivi”), precisamente intesa come “valore monetario rappresentato da un credito nei confronti dell’emittente, che sia memorizzato su un dispositivo elettronico, (credito) emesso previa ricezione di fondi di valore non inferiore al valore monetario stesso e accettato come mezzo di pagamento da soggetti diversi dall’emittente” (art. 55, L. 39/2002, attuativa della Direttiva 2000/46/CE). Il diffondersi di questo tipo di moneta ha consentito che fosse sempre più comune il pagamento con smart card, borsellini elettronici (e-wallet), smartphone e ha supportato l’implementazione di innovativi servizi correlati. Gli sviluppi della crittografia e delle tecnologie DLT hanno posto poi le condizioni per la nascita e il veloce proliferare delle criptovalute (cryptocurrency) (Bitcoin – BTC; Ether – ETH; Binance Coin – BNB; Cardano – ADA; etc.) che, a differenza della moneta elettronica, non sono supportate da una valuta a “corso legale in quasi nessun Paese nel mondo e dunque l’accettazione delle stesse come mezzo di pagamento è su base volontaria” (LINK). La ricerca di soluzioni che consentissero il contenimento della volatilità delle cripto ha poi guidato alla definizione della cosiddetta stablecoin (“criptovaluta il cui valore è ancorato o legato a quello di un’altra valuta, commodity o strumento finanziario” – LINK).

In tutto il mondo, le abitudini di acquisto dei cittadini stanno dunque mutando profondamente in uno stretto rapporto di connessione con i nuovi strumenti di pagamento offerti da una tecnologia sempre più in accelerazione e il sistema monetario tradizionale ha visto quindi sorgere, negli ultimi anni, elementi potenzialmente in grado di creare una rivoluzione così profonda, da porre, inevitabilmente, il tema di come governare i processi che si prospettano all’orizzonte.

In questo quadro si inserisce la cosiddetta Central Bank Digital Currency (CBDC), la rappresentazione digitale di una moneta fiat (dunque a corso legale), emessa e garantita da un’istituzione sovrana come la Banca Centrale, per questo dotata delle stesse garanzie della valuta in circolazione nei vari Paesi. Per definizione quindi la CBDC può fungere sia da mezzo di scambio sia da riserva di valore. In potenza, può avere grandi implicazioni, in termini di semplificazione, nei trasferimenti transfrontalieri oltre che rappresentare una nuova forma di moneta utilizzabile proprio come le banconote e per questo accessibile a tutti i cittadini, anche a chi non è incluso nei servizi finanziari tradizionali, i cosiddetti “unbanked” (tema dell’inclusione finanziaria).

Tra le caratteristiche principali della CBDC, agli analisti di settore già appare particolarmente dirompente quello di una nativa programmabilità (senza la necessità di implementare API – Application Programming Interface) ottenibile ad esempio attraverso gli smart contract abilitati dalla tecnologia blockchain. L’infrastruttura delle CBDC potrebbe essere “basata su tecnologia decentralizzata (DLT) o su sistemi centralizzati già in uso (es. TIPS), sui conti degli utenti (account-based CBDC) o su token come accade per le criptovalute (token-based CBDC)”. L’inserimento di logiche di programmazione all’interno della moneta stessa, potrebbe definire regole di spendibilità incorporate o “trasferimenti automatici e innescati da eventi predeterminati” oltre ad “abilitare una nuova classe di prodotti e servizi (finanziari e non)” (LINK).

Nel mondo, sta crescendo il numero di Banche Centrali che sviluppano progetti CBDC. In Cina è stato creato uno yuan digitale (eCNY) utilizzato per la prima volta nel corso dei Giochi Olimpici Invernali di Pechino del 2022; negli Stati Uniti, la FED (Federal Reserve Bank) sta esplorando le possibilità di una potenziale U.S. CBDC; in India è stato annunciato che la RBI (Reserve Bank of India) introdurrà una rupia digitale entro il 2023; il Brasile sta esplorando le possibilità di creare una CDBC già dal 2020, dopo il lancio di successo di PIX, un sistema di pagamento istantaneo creato dalla sua Banca Centrale(BCB); la Nigeria ha già adottato dal 2021 la CBDC (eNaria) del proprio Paese (LINK).

Anche in Europa la BCE sta ragionando su una valuta di questo tipo, chiamata Euro Digitale (Digital Euro), che si andrebbe ad affiancare al contante e da intendere come «àncora monetaria per l’innovazione digitale». La moneta sovrana (emessa dalle Banche Centrali) ha «un ruolo essenziale nel sistema dei pagamenti e più in generale nel settore finanziario», ciò ancora di più nell’attuale contesto di forte accelerazione tecnologica che sta fornendo una disponibilità sempre più ampia di mezzi di pagamento digitali privati. «La moneta della Banca Centrale rappresenta il riferimento fondamentale per tutte le altre forme di moneta nell’economia», garantisce il buon funzionamento del sistema dei pagamenti e preserva la fiducia nella valuta, in generale «assume un rilievo fondamentale per la trasmissione della politica monetaria, per garantire il valore della valuta e la sovranità monetaria» (F. Panetta, Membro del Comitato esecutivo della BCELINK).

Per inquadrare nel migliore dei modi l’importanza potenziale della CBDC, occorre ricordare che la Banca Centrale di un certo Paese o area economica ha il potere di emettere moneta ed è incaricata di sorvegliare, nell’area di riferimento, il livello generale dei prezzi (concetto strettamente correlato a quello di potere d’acquisto della moneta stessa). La Banca Centrale ha la possibilità di gestire la politica monetaria con strumenti tra cui soprattutto il tasso di interesse (il costo del denaro) di riferimento,in funzione di obiettivi che considera importanti come la crescita economica; la gestione dell’inflazione (considerata positiva solo se entro certi limiti); la stabilità finanziaria.

Un altro aspetto fondamentale per capire l’importanza di una valuta garantita dalla Banca Centrale in un contesto fortemente digitalizzato è legato alla storia stessa della moneta e al suo progressivo trasformarsi da valuta fisica a moneta fiduciaria (moneta fiat).

Nel corso della storia della civiltà umana, lo sviluppo dei mezzi di pagamento è stato strettamente connesso non solo ad una dimensione prettamente economica, ma anche ad aspetti tecnologici e sociali. In uno stadio primitivo e meno evoluto delle organizzazioni sociali, il soddisfacimento dei bisogni primari avveniva nell’ambito di una economia di sussistenza, “basato esclusivamente sull’utilizzo di risorse naturali”, dove una parte di”ciò che si produceva (caccia, raccolta di frutti spontanei, agricoltura rudimentale) veniva consumata o utilizzata direttamente e la parte eccedente veniva scambiata con altri prodotti, praticando il cosiddetto baratto. Questo sistema presentava molti limiti tra cui: la necessità di una “doppia coincidenza dei bisogni” (per cui chi desiderava un prodotto doveva trovare una persona che, oltre a possedere proprio quel prodotto, avesse anche interesse a qualche bene che fosse nella disponibilità della “controparte” – LINK); la deperibilità dei beni (ciò imponeva che lo scambio avvenisse appena dopo la produzione degli stessi – LINK); la capacità di equiparare il valore di beni differenti, oggetto dello scambio (l’equivalenza di valore era affidata solo all’accordo delle parti specifiche coinvolte – LINK). Il progredire dello sviluppo della tecnica, la nascita delle economie agricole, la maggiore sedentarietà delle popolazioni, posero le basi per la definizione di strutture sociali sempre più complesse, di forme di urbanizzazione e organizzazione economica che necessitarono di sistemi di scambio più evoluti e articolati del baratto.

Il concetto che ha liberato gli uomini dai limiti sopra descritti è stato proprio la moneta (inizialmente moneta fisica), “un’entità, concreta o astratta, a cui, in un sistema economico, vengono riconosciute” funzioni: di strumentodi pagamento (mezzo di scambio nella compravendita, comunemente accettato); di unità di conto (misura del valore dei beni negoziabili); di riserva di valore”. Per soddisfare al meglio queste funzioni, la moneta “deve essere disponibile, accessibile, durevole, fungibile, portatile e affidabile, ossia mantenere una capacità di acquisto di beni e servizi stabile nel tempo” (LINK).

La natura della moneta è mutata nel corso della storia della civiltà umana. In principio, ha assunto la forma di moneta merce: un oggetto costituito di un materiale che aveva valore di mercato, esisteva dunque un valore intrinseco proprio, determinato dai metalli (es. oro, argento)con cui era coniata (moneta metallica). Successivamente, divenne moneta rappresentativa, annullando il proprio valore intrinseco a favore del cosiddetto valore nominale (il “valore del numero” che vi era sopra riportato): nasceva la banconota (“detta anche biglietto di banca, cartamoneta o moneta cartacea”), introdotta in Cina, con prime testimonianze che risalgono al IX d.C. La moneta cartacea, più pratica rispetto a quella metallica, fungeva da “promessa di pagamento“, riconoscendo “il diritto del possessore, di ritirare il metallo prezioso correlato (solitamente oro o argento) e depositato presso un banchiere”.

Proprio al fine di garantire il valore reale alla moneta cartacea, fu introdotto (dopo le guerre napoleoniche, inizialmente in Inghilterra nel 1816) un sistema monetarioaureo (LINK) definito Gold Standard / Gold Coin Standard System caratterizzato dalla certezza che il possessore di cartamoneta aveva di poterla cambiare in moneta d’oro”, cartamoneta “totalmente convertibile in oro, dato che il valore in oro della moneta complessivamente emessa era pari alla quantità di oro conservata” (riserve auree). A seguito della prima guerra mondiale, in molti Paesi, la scarsità dell’oro e l’eccessiva emissione monetaria (effettuata per supportare le spese belliche) misero in difficoltà la possibilità di “garantire la diretta corrispondenza tra quantità d’oro detenuta e banconote in circolazione (LINK); la conseguenza fu un cambio di sistema con l’adozione del cosiddetto gold bullion standard (1918–1944) e successivamente del gold exchange standard che “consentiva riserve anche in valute estere convertibili e non solo in oro, al fine di ridurre le pressioni su quest’ultimo; in questo modo si risparmiava oro e “si introduceva nella riserva una competente fiduciaria”. Il nuovo sistema fu definitivamente sancito dai cosiddetti accordi di Bretton Woods che costituirono la base dell’organizzazione sovrannazionale creata dopo la seconda guerra mondiale e che istituirono il nuovo sistema monetario internazionale (furono creati la Banca Mondiale e il Fondo Monetario InternazionaleFMI / International Monetary Fund – IMF), rappresentando “il primo sistema economico globale della storia”. Furono presi accordi con “l’obiettivo di governare i futuri rapporti economici e finanziari” e impedire il verificarsi delle condizioni che diedero vita al secondo conflitto mondiale (gli storici annoverano tra le cause della guerra anche “le pratiche protezionistiche, le svalutazioni dei tassi di cambio per ragioni competitive e la scarsa collaborazione tra i Paesi in materia di politiche monetarie”). “I due principali compiti della conferenza furono quelli di creare le condizioni per una stabilizzazione dei tassi di cambio rispetto al dollaro” (eletto a valuta principale, di riferimento per gli scambi, l’unica convertibile in oro) ed “eliminare le condizioni di squilibrio determinate dai pagamenti internazionali” (LINK). Questo sistema durò fino al 1971 quando il Presidente americano Richard Nixon annunciò (in tv la sera del 15 agosto) la fine della convertibilità esterna tra il dollaro e l’oro, confermando così che non c’era più oro a copertura della valuta stampata (Nixon shock). Si accettò che la carta della valuta valesse “come l’oro”, si entrava nel sistema cosiddetto dollar exchange standard, basato sulla fiducia. Il sistema dei “cambi fissi ma aggiustabili” fu sostituito con uno basato sulla fluttuazione dei cambi (regime dei cambi fluttuanti) tra le principali valute (Accordi di Kingston o Accordi della Giamaica); un nuovo sistema in cui “il valore delle valute (nel senso del loro tasso di cambio reciproco) varia (di giorno in giorno, apprezzandosi o deprezzandosi) su un mercato specializzato e non sono quindi gli Stati a determinare direttamente i propri tassi di cambio”.

In un sistema di questo tipo, essere valuta di riferimento, preferita dai mercati, ha indubbiamente dei risvolti geopolitici oltre che economici e sociali, estremamente allettanti per potenze che mirano a ruoli globali di primo piano.

Link iscrizione evento: https://app.singularityumilan.com/event/incontro-47

References:

Ruffolo G., Testa e croce. Una breve storia della moneta, Torino, Einaudi, 2011

Spinelli F., La moneta dall’oro all’euro. Un viaggio fra storia e teoria, Milano, Etas, 1999

Panizza R. , L’instabilità economica mondiale, Torino, Selcom Editoria, 2001

Panetta F. (2020), “From the payments revolution to the reinvention of money”, intervento alla conferenza della Deutsche Bundesbank “Future of Payments in Europe”, novembre 2020.

Foto di kschneider2991 da Pixabay